Cinquanta anni fa ingegneri, tecnici, operai italiani della Impregilo parteciparono al consorzio internazionale mobilitato dall’Unesco per ...
Gli italiani parteciparono comunque all'impresa che durò dal 1960 al 1968. E soprattutto dalle montagne di Carrara arrivarono in Egitto alcuni cavatori di marmo che costituirono il nucleo decisivo dei 2000 tecnici e operai che tagliarono in 1003 blocchi, smontarono e trasferirono tutto il complesso.
Lunedì sera la società Salini Impregilo, che ha ereditato il nome ma anche gli archivi, le foto, le testimonianze di chi lavorò nella valle del Nilo, celebrerà questi 50 anni con un evento al Museo Egizio di Torino. Christian Greco, direttore del Museo egizio, ricorda nel libro “Nubiana” che quando le acque create dal lago formato dalla diga di Assuan iniziarono a crescere, decine di paesi risposero all’appello lanciato dall’Unesco per spostare i templi.
I complessi funerari erano la massima espressione nella regione della Nubia del regno del faraone Ramses II. Per Greco il trasferimento dei templi fu “un esempio inedito di come la tecnologia moderna possa aiutare a salvare questa straordinaria testimonianza del passato. Le statue colossali sulle facciate delle camere funerarie furono tagliate in centinaia di blocchi. Furono trasferite e riassemblate a poca distanza, al sicuro dalle acque del lago artificiale, in modo che le future generazioni potessero continuare ad ammirarle”.
Nel prepararsi al ricordo di questi 50 anni dal trasferimento dei templi, Salini Impregilo è riuscita a ritrovare uno dei cavatori di marmo di Carrara che scelse di trasferirsi in Egitto per lavorare ad Abu Simbel. Luciano Paoli era un giovane operario di 28 anni. Fu reclutato dagli ingegneri della Impregilo e trasferì la sua esperienza nel taglio del marmo nella scomposizione delle statue e delle strutture di pietra che risalivano a 1300 anni prima di Cristo.
Pietro Salini, amministratore delegato della Salini Impregilo, commenta che lo spostamento dei templi fu “una vittoria di tutti: del governo egiziano, che aveva costruito una diga strategica per lo sviluppo del paese senza danneggiare il suo patrimonio archeologico; e un successo dell’Unesco che dimostrò al mondo l’importanza di proteggere e preservare il patrimonio storico a vantaggio delle future generazioni”. Salini ricorda che la sua azienda è “ancora orgogliosa di aver scritto alcune pagine di questa storia”, in cui i veri protagonisti italiani sono gli ingegneri geniali e quegli abilissimi operai marmisti di Carrara che affondarono i loro strumenti nella pietra di statue che avevano sfidato il tempo per 1300 anni.
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